MADE IN ITALY, la prima fiction sugli esordi dei grandi stilisti italiani, debutta su Canale 5
Martedì 12 Gennaio 2021 |
ANNI SETTANTA: LA NASCITA DI UN SOGNO
AL VIA
DEI GRANDI STILISTI ITALIANI
CON GRETA FERRO E MARGHERITA BUY
CON LA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA DI: RAOUL BOVA, MARCO BOCCI, CLAUDIA PANDOLFI E STEFANIA ROCCA
![]() Al via mercoledì 13 gennaio, in prima serata su Canale 5, “Made in Italy” la prima serie tv che racconta la nascita della moda italiana nella Milano degli anni Settanta e che vede protagoniste Greta Ferro e Margherita Buy. La serie ideata da Camilla Nesbitt, scritta da Laura e Luisa Cotta Ramosino, Paolo Marchesini e Mauro Spinelli, coprodotta da Taodue Film e The Family per Mediaset, è già stata venduta in più di venti paesi: tra i più importanti gli Stati Uniti, Canada, Russia, tutto il Sud America (HBO Latin America), Spagna, Portogallo e Cina. Diretta da Luca Lucini e Ago Panini, oltre alla giovane Greta Ferro, affermata modella al suo debutto con un ruolo da protagonista e Margherita Buy, tra gli interpreti della serie ricordiamo Fiammetta Cicogna, Maurizio Lastrico, Valentina Carnelutti, Sergio Albelli, Giuseppe Cederna, Saul Nanni, Ninni Bruschetta, Anna Ferruzzo, Andrea Bosca, Erica Del Bianco, Giulia Manzini. Ad arricchire il cast ricordiamo inoltre la partecipazione straordinaria di Raoul Bova nel ruolo di Giorgio Armani, di Claudia Pandolfi (Rosita Missoni), Stefania Rocca (Krizia) Marco Bocci, un famoso fotografo di moda. E ancora Eva Riccobono (una top model), Enrico Lo Verso (Ottavio Missoni), e Nicoletta Romanoff (Raffaella Curiel), Gaetano Bruno (Walter Albini) e Bebo Storti (Beppe Modenese). Per la prima volta in Italia, sono stati utilizzati i costumi originali dell’epoca grazie alle grandi firme della moda che hanno aperto i loro archivi offrendo per le riprese preziosi abiti e accessori. Made in Italy, oltre a Milano che rappresenta il set principale, è stata girata anche a New York e in Marocco. La serie racconta la storia di Irene (Greta Ferro), figlia di immigrati dal Sud che a metà degli Anni Settanta per mantenersi agli studi risponde all’annuncio della rivista di moda “Appeal”. Irene conquista presto un ruolo di prestigio nella rivista, sotto gli occhi della severa caporedattrice Rita Pasini (Margherita Buy), e, al ritmo dei cambiamenti della moda milanese, anche la sua vita cambierà radicalmente. La ragazza incontra gli stilisti dell’epoca, che proprio in quegli anni muovono i primi passi, dando il via alla straordinaria avventura del Made in Italy: da quel momento la nostra moda comincia ad affermarsi nel mondo, sfidando il predominio dell’Haute Couture francese fino ad allora considerata inattaccabilie, grazie alla creatività e all’abilità imprenditoriale di un gruppo irripetibile di talenti visionari. Tutto ciò accade in un decennio, i Seventies, ricco di energie e di conflitti: sono gli anni del divorzio, dell’emancipazione della donna, ma anche del terrorismo e degli scontri di piazza, anni di trasformazione e di fermenti creativi che rivivremo attraverso gli snodi della vita privata e professionale di Irene. Paolo Marchesini Laura Cotta Ramosino Luisa Cotta Ramosino Note di Regia “Made in Italy” vuole essere un romanzo di formazione; la storia di una ragazza che, tra caso e necessità, cercando un lavoro, entra in punta di piedi nella redazione di Appeal e attraverso la rivista diventa grande, scoprendo un mondo pieno di fermento ed energia. Irene, la nostra protagonista, diventa la voce di un’epoca e di una città, Milano, che proprio negli anni del nostro racconto, si appresta a diventare la Capitale della Moda. Attraverso la scoperta della Moda e dei sui creatori, Irene intraprende un processo di crescita, che la porta prima a distanziarsi dalle sue origini, per poi recuperarle e capirne l’importanza, risolvendo il difficile rapporto con un padre particolarmente chiuso e conservatore, capace anche lui aprirsi, grazie all’esperienza della figlia. Attraverso gli occhi di Irene, puri ed entusiasti, lo spettatore viene accompagnato alla scoperta di un mondo in divenire, che si trasforma in industria e sistema, facendo la conoscenza dei grandi interpreti di quegli anni. Irene conoscerà il rivoluzionario Walter Albini, il padre del pret-à-porter, e poi Krizia, la “crazy” della moda italiana, e ancora Ottavio e Rosita Missoni, che condivideranno con lei il loro entusiasmo contagioso. E poi gli emergenti: Armani, Versace e Fiorucci, fino a Valentino che ha saputo intuire i tempi aprendosi al pret-à-porter. I loro abiti, le loro parole, la loro voglia di cambiare le cose sono la rivoluzione che trasformerà per sempre Irene, Milano e l’Italia. Una rivoluzione diversa da quella che negli stessi anni si cerca di avviare con le lotte sociali, la violenza, il terrorismo, ma che a differenza di questa, con sogni, entusiasmo, fantasia, personaggi eccezionali, avrà successo. Lo stile visivo, decisamente cinematografico, attento a ricreare l’epoca senza cadere nella trappola della “cartolina”, l’uso della macchia a mano, l’attenzione al dettaglio delle scenografie e i favolosi abiti originali delle Maison (che hanno collaborato aprendo i loro preziosi archivi) immergeranno lo spettatore in una storia unica, che racconta un momento magico, in cui talento e allegria si sono incontrate in un’unica città e l’hanno fatta diventare la Capitale della Moda. Per realizzare tutto questo era impensabile non avere un cast di prim’ordine ed è stato fondamentale e molto interessante per noi coniugare la professionalità e l’esperienza di grandi nomi come Margherita Buy, che interpreta in modo inedito e superlativo un’importante giornalista dell’epoca che prende sotto la sua ala protettrice la nostra protagonista, Giuseppe Cederna, l’illuminato direttore della rivista, Sergio Albelli e Valentina Carnelutti, il cuore operativo di Appeal, insieme alla freschezza di nuovi talenti. Greta Ferro, Fiammetta Cicogna o Maurizio Lastrico hanno veramente regalato un’energia inaspettata alla serie, dando vita a personaggi a cui ci si affeziona e che raccontano molto bene un cambiamento sociale epocale. Proprio questo costante confronto ha, a nostro avviso, esaltato le prestazioni dei giovani esordienti così come quella degli esperti e navigati attori con un risultato di altissimo livello. La co-regia infine si è dimostrata davvero un’esperienza stimolante. Lavorare in coppia, distribuendosi le responsabilità e le pressioni, su un progetto così impegnativo, si è dimostrata una scelta fondamentale. Amici da lungo tempo, la nostra sinergia è stata sempre costruttiva, ci ha permesso di avere su ogni scena e su ogni dettaglio quattro occhi e due cervelli al lavoro e ci siamo resi conto con il passare delle settimane dell’efficacia della complementarità dei nostri sguardi e delle nostre sensibilità, rendendo per noi il risultato sempre molto valido sia drammaturgicamente che visivamente. Ora la speranza è che il pubblico, anche internazionale, vista la curiosità delle tv estere su un tema così “Italiano”, la pensi allo stesso modo. Luca Lucini e Ago Panini “Made in Italy” è una serie avevo in mente da tanto tempo e che finalmente sono riuscita a portare sullo schermo. È un progetto in cui credo molto, assolutamente innovativo sia per l’Italia che a livello internazionale, per l’inedita combinazione di un genere poco frequentato in Italia come la Romantic Comedy con il Period Drama basato su fatti e personaggi reali. La mia idea era infatti quella di raccontare per la prima volta il momento storico straordinario in cui è nato il Made in italy negli anni’70 e i suoi eccezionali interpreti, e per riuscire a trasmettere l’energia e l’entusiasmo di quel periodo la scelta è stata quella di mettere al centro della scena un personaggio femminile forte, dinamico, e insieme sensibile e capace di cogliere il lato umano, le geniali intuizioni degli stilisti che incontrerà. La combinazione di questi due ingredienti, la storia vera e la protagonista, è stata raccontata con un tono e uno stile narrativo e visivo che riprendesse le commedie romantiche di ispirazione anglosassone che ci sanno emozionare e insieme far sorridere con eleganza. Un altro obiettivo a cui tenevo molto era quello di raccontare un’Italia diversa da quella che viene spesso rappresentata in tv o a cinema: l’Italia della creatività, del lavoro, del successo, un’Italia che ci viene invidiata in tutto il mondo. Per realizzare questi obiettivi è stato fondamentale poter contare sul lavoro di un gruppo di grandi professionisti che con entusiasmo hanno sposato il progetto consentendoci di raggiungere un risultato qualitativamente molto elevato. In questa operazione siamo stati appoggiati dalle grandi case di moda che hanno capito il profondo rispetto e l’ammirazione con cui abbiamo affrontato la loro storia: ci hanno aperto i loro archivi, ci hanno raccontato aneddoti preziosissimi, e soprattutto ci hanno dato la possibilità di mostrare nella serie i veri abiti dell’epoca. I due registi e tutti i professionisti della troupe hanno cercato attraverso uno stile visivo innovativo e nello stesso tempo assolutamente rispettoso del minimo dettaglio, di far rivivere tutto questo: un’epoca, i suoi protagonisti, le creazioni degli stilisti. Il tutto senza dimenticare naturalmente che le serie tv sono prima di tutto meccanismi narrativi capaci di attivare emozione e coinvolgimento: i personaggi della nostra serie sono quindi stati disegnati dagli sceneggiatori per potersi inserire nel modo più credibile possibile in quest’epoca e in questo mondo. Ma naturalmente non sarebbe stato possibile rendere vive e tangibili le emozioni di questo racconto, se non avessimo avuto a disposizione un cast veramente unico per la televisione italiana. Grazie al loro talento e all’entusiasmo con cui hanno partecipato alla nostra sfida, l’idea sulla carta si è fatta reale. Per ultima cosa vorremmo citare il ruolo di Milano: il Made in Italy è nato a Milano e senza Milano, le sue vie, i suoi palazzi nascosti e preziosi, i suoi scorci tutti da scoprire, questa serie non avrebbe il suo sapore e il suo gusto. Vorrei dedicare un ringraziamento speciale al team editoriale di Taodue – Giorgio Grignaffini e Lodovica Etteri – agli sceneggiatori Laura e Luisa Cotta Ramosino e Paolo Marchesini e ad Ada Bonvini che con The Family ha coprodotto la serie; un ricordo particolare va poi a Mauro Spinelli, che ci ha lasciato prima di poter vedere sullo schermo il risultato del suo lavoro. Per ultimo il mio ricordo va a Franca Sozzani, carissima amica e figura fondamentale della moda italiana, i cui aneddoti e racconti sono stati raccolti dagli sceneggiatori della serie prima che ci lasciasse. Sono sicura che il pubblico sentirà tutta la passione e l’immenso lavoro con cui ci siamo avvicinati al progetto e siamo pronti a continuare la storia della moda italiana e dei nostri protagonisti in una nuova stagione di “Made In Italy”. Camilla Nesbitt Note dei compositori Negli anni ‘70 Carmelo ed io eravamo bambini, le radio italiane suonavano le canzoni di Patty Pravo, Mina, Battisti… Dall’Inghilterra e da oltreoceano però, arrivavano echi di musiche nuove, come quelle di David Bowie, la disco music di Donna Summer, il funky di Sly and Family Stone, le prime rock-punk band come the Stooges di Iggy Pop; erano tempi in cui la musica nel mondo viveva un momento di grande trasformazione. E’ stato molto stimolante per noi, durante la scrittura della colonna sonora, rituffarci in quell’epoca cosi creativa dal punto di vista musicale e artistico, come prezioso è stato il dialogo e lo scambio di idee con i registi e con la montatrice, grazie ai quali, abbiamo trovato da subito un mood musicale condiviso. L’organico che abbiamo utilizzato è composto da strumenti e amplificatori vintage dell’epoca, accompagnati da un’orchestra sinfonica. E’ proprio su questo tessuto musicale che siamo andati alla ricerca di un tema principale, cantabile e dolce, orchestrato in molte variazioni, da quella per grande orchestra a quella per solo pianoforte, un tema che raccontasse proprio il punto di vista della protagonista Irene. GIULIANO TAVIANI e CARMELO TRAVIA |